Chorale

15,00

L’idea di The Loom sorse in me molto tempo fa, ma per varie ragioni, si è
concretizzata solo di recente e, forse non per caso, in uno dei periodi più
difficili ed intricati della mia vita. Come spesso accade, la complessità di fasi
tanto dense di ostacoli genera “carburante” emotivo per l’urgenza
dell’espressione creativa. E così ho trovato la forza d’animo di rimetter mano
a tante musiche che ho scritto lungo un importante lasso di tempo, tra il 2008
e il 2023. Musiche in cui avevo sviluppato la composizione, come spesso mi
è più naturale, primariamente come intreccio di melodie simultanee su vari
registri. Questo è il filo che mi lega (istintivamente e senza alcuna
filologia) a molta musica antica, in cui l’armonia è un mutevole ed ambiguo
risultato, piuttosto che una realtà predeterminata che definisce l’ambiente
sonoro. In particolare le relazioni tra la “forza di gravità” dei suoni prodotti dal
mio strumento grave, con una o più melodie, prive di una univoca struttura
modale, mi hanno sempre affascinato. Per questo, escludendo strumenti
polifonici/armonici veri e propri o dall’intonazione fissa, ho deciso di
mantenere la vaghezza come valore estetico: un paesaggio cangiante e
lievemente nebbioso. Così la fluttuante permeabilità tra le linee, formata dal
contrappunto spontaneo in un intreccio generativo, mi ha fornito ispirazione
per il nome del progetto: The Loom (il telaio, in italiano).
Il telaio è uno degli strumenti più antichi sviluppati dalle civiltà umane, e,
seppur di estrema utilità pratica, rimane un congegno capace di generare
meraviglia estetica attraverso le trame che, gradualmente e con apparente
imprevedibilità, disegnano i tessuti, ad esempio nei tappeti persiani o negli
arazzi.
La suggestione che ad un ordito (i fili stabili sul telaio) si possano intersecare
infinite trame, mi ha condotto all’idea “operativa” che ogni musicista di The
Loom potesse assumere il ruolo ora dell’ordito, ora delle innumerevoli trame,
in modo libero ed estemporaneo, per generare in itinere figure nuove, sempre
strettamente correlate alle linee degli altri elementi. Una volta deciso che
questa era la via da percorrere, non ho dovuto faticare nell’immaginare chi
sarebbero stati i miei compagni di viaggio. È bastato chiudere gli occhi e
lasciar risuonare nella mia mente le poche note scritte sul pentagramma: è
così che ho chiesto a Fulvio, Achille, Nelide, amici e maestri con i quali ho già
condiviso passaggi importanti della mia crescita musicale. E li ringrazio
infinitamente per la cura, la presenza e l’amabile leggerezza con cui hanno
accolto questa avventura. Non potevano che essere loro, con le loro “voci”
uniche, personalissime, estremamente umane, sempre in ascolto, capaci di
sostenere le dinamiche più contenute e sottili, così come le sonorità più tese.
Musicisti sempre pronti a stupirsi, giocare, ironizzare, poetizzare ogni istante.
Il disco si chiama, forse poco fantasiosamente, Chorale, perché – al di là
dell’ispirazione data dalla musica rinascimentale e medievale (spesso
appunto corale) – questa vuole essere musica dialogica, collettiva, paritetica e
a spiccata impronta vocale, sebbene non vi siano voci vere e proprie.
Questo album è dedicato a Michele, il mio meraviglioso bimbo: lo ringrazio
con tutto il cuore perché, anche se non lo sa, è soprattutto grazie a lui che
questa musica ha potuto prender (nuova) vita.
Desidero ringraziare:
– Fulvio, per aver “detto” le cose che ho scritto proprio come le avrei volute
dire, con quel suono inconfondibile che ha sul suo strumento, e, con
riconoscenza, per aver generosamente e magistralmente registrato e mixato
questo lavoro con tanta passione e dedizione…grazie non è abbastanza;
– Achille per aver saputo, come sempre, portare quel misto di gioco,
imprevisto ed eleganza alla musica e alle giornate…e naturalmente per il
buonumore che già solo il suo “ciao!” trasmette;
– Nelide, per l’arte dell’ironia e per l’appoggio che – non solo stavolta – mi ha
dato, per la sua capacità di ascoltare, interpretare e sostenere ogni singolo
momento musicale con il suono lirico e libero della sua batteria;
– Marti Jane per le preziose dritte, e per aver seguito il mastering con
assoluta maestria;
– i tanti amici e colleghi che mi hanno spronato a portar avanti questo
progetto con affetto e stima;
– i miei genitori e la mia famiglia tutta, per avermi dato forza e amore in ogni
momento.

Categoria:

Be As You Come - 5.15
The Woolen Cat - 4.57
Realism - 4.54
Lullablue - 5.18
Seguire - 5.46
Skein - 4.32
Chorale - 5.34
The Warp And The Weft - 4.04
Tihori - 4.50
Mottetto - 4.54

Produced by Giacomo Papetti, Roberto Lioli e Vittorio Bartoli

Recorded in Lonato del Garda (BS), il 5 e 6 March 2023 by Fulvio Sigurtà.
Mix Fulvio Sigurtà.
Mastering Marti Jane Robertson in Cagliari.

Fulvio Sigurtà: Trumpet, Flugelhorn
Achille Succi:
Bass Clarinet
Giacomo Papetti: Doublebass, Composition
Nelide Bandello: Drum